A cosa serve la coda?
Nel mio ambulatorio vedo spesso bambini. Vengono per accompagnare il loro amico cane, gatto, criceto, coniglio … dal dottore.
Sono i proprietari migliori: incuriositi, attenti, non ansiosi, ma collaborativi, sanno riferire con precisione tutte le informazioni utili per trovare il più in fretta possibile la cura adatta.
Io adoro la loro curiosità che non ha precomprensioni, il loro sincero interesse senza petulanza e spesso le loro domande mi stupiscono e mi lasciano ammirata.
Vedo in loro quello che ognuno di noi è stato e che poi crescendo ha rinnegato: l’esploratore della meraviglia. E così, nel tempo ho preso l’abitudine di coinvolgerli sempre di più nelle visite che faccio. Se sono molto piccoli gli metto una sedia vicino al tavolo da lavoro e li faccio salire perché possano vedere bene, gli faccio provare il fonendoscopio per sentire il battito del loro cuore e poi quello del loro amico, ai più grandi faccio vedere il mondo che non si vede ad occhio nudo e li metto a guardare nel microscopio. Ed è allora che fioccano le domande. In linea di massima riesco a rispondere, ma una volta una di queste mi ha spiazzata e mi ha lasciata di stucco.
Era una bambina che avrà avuto tre o quattro anni, con le sue scarpette rosa e un orsetto di pelouche in braccio; l’avevo fatta salire sulla sedia mentre visitavo il suo cane e lei stava molto attenta poi, improvvisamente, aveva ‘sparato’ una domanda:
“ Perché i cani hanno la coda?”
Avevo guardato allibita la sua mamma che mi aveva fatto un gesto come per dire “dai, rispondile un po’…”
Nessun aiuto…
“ Perché gli serve. A fare cosa?”
Già! A questo punto anche la mamma si era fatta molto attenta… Annaspavo. Cosa dici ad una bambina di tre anni sulle funzioni della coda? Forse non le avevo ben chiare neanche io; in ogni caso non mi ero mai posta il problema.
“Gli serve… gli serve.. a scodinzolare quando sono felici.” Oh.. là!
“Che bello, anche io vorrei avere la coda.”
Avrei voluto dirle che forse una volta la coda ce l’avevamo anche noi e che poi l’avevamo perduta, ma mi sarei infilata da sola in un ginepraio di domande del tipo: “e perché l’abbiamo persa?”
Domande a cui non avrei saputo rispondere. E l’argomento ‘coda’ era stato chiuso lì.
Ma si sa, le domande lasciate in sospeso prima o poi, anche dopo molto tempo, trovano risposta.
E infatti … Stanotte ho sognato che avevo la coda. Era una coda stupenda, sontuosa, soffice e lunghissima; molto elegante, di un bel rosa shocking, era la coda di una vera signora. Avevo iniziato a pavoneggiarmi davanti allo specchio per poi uscire ed esibirla in pubblico avvolta attorno al braccio come un ornamento lussuoso.
Ero orgogliosissima della mia coda e non mi turbava il fatto che gli altri, poveretti loro, non ce l’avessero. “Chissà come si fa a muoverla?” avevo pensato e subito avevo avvertito un formicolio al fondo della schiena e la coda si era srotolata dal mio braccio ed aveva preso vita. Sentivo vertebra dopo vertebra distendersi e scrocchiare come se milioni d’anni di disuso l’avessero soltanto intorpidita. E mentre, affascinata, mi godevo il miracolo di possedere un pezzo in più, un rumore improvviso mi aveva spaventata, e la coda che un attimo prima era morbida e soffice come un piumino, istantaneamente aveva raddoppiato il suo volume ed era diventata ispida come una scopa. Che sballo! A quel punto mi si era spalancato un mondo: sembrava che la coda avesse una vita propria suscettibile a qualunque evento. Tutto quello che mi passava davanti agli occhi o sotto il naso la faceva visibilmente reagire: o le piaceva o non le piaceva, e non c’era verso di tenerla ferma. E tutti potevano vedere…
Ero irritata? Tamburellava nervosetta; provavo rabbia? Si gonfiava come uno scopino: Disappunto? Si afflosciava come uno straccio. Mamma mia, cosa avrebbe detto la gente adesso che si vedeva tutto quello che mi passava per la testa?
Poi era successa una cosa straordinaria: mi erano passati vicino, correndo, un cane ed un bambino che giocavano insieme e prima che mi accorgessi di sorridere la coda aveva avuto un fremito di entusiasmo e si era sbandierata in tutta la sua bellezza agitandosi a destra e a sinistra. Stavo scodinzolando!
IO STAVO SCODINZOLANDO!!! E più scodinzolavo e più ero felice. E più ero felice più scodinzolavo. E la mia felicità aumentava sempre di più fino a diventare pura gioia di vivere, quella inspiegabile gioia di vivere che non provavo più da quando ero bambina. E non mi importava di quello che pensavano gli altri: ero finalmente libera di provare le mie emozioni ed esibirle. Che spreco in tutti questi anni in cui per buona educazione avevo barattato una bella coda per una brutta impassibilità. Mai più, mai più così. Voglio essere felice di essere felice. Voglio fremere ogni giorno della meraviglia che mi circonda.
Ecco a cosa serve la coda, la mia non la rinnego più.